Il ticchettio ossessivo dell'orologio in cucina le perforava i pensieri, mentre la porta si chiudeva alle sue spalle con un click definitivo.
Erano quasi le sette di sera, la settimana lavorativa era finita, e la stanchezza le pesava sulle spalle, ma c'era qualcos'altro che le bruciava dentro, qualcosa di strano, di nuovo.
Sara era a casa, finalmente, ma non era la solita stanchezza.
C'era un'eccitazione sottile, un formicolio che le era salito addosso già in ufficio, dopo l'incontro con Giulia.
Giulia, la sua collega.

Quei suoi occhi verdi, così intensi, il modo in cui le labbra si curvavano in un sorriso sincero mentre le spiegava quel report.
E il suo profumo, quel profumo di vaniglia e qualcosa di speziato che l'aveva avvolta quando si erano chinate sulla stessa pila di documenti.
Era da quel momento che aveva iniziato a sentirsi strana, un calore persistente che le si era annidato in mezzo alle gambe, una voglia inspiegabile.
Si tolse le scarpe con un sospiro, lasciando cadere la borsa e le chiavi sul tavolino.
Ogni movimento le sembrava carico di un'attesa palpabile.
Si sentiva già umida, una sensazione che di solito non provava così intensamente se non dopo una lunga notte con un uomo.
Ma ora... ora non stava pensando a nessun uomo.
Stava pensando a Giulia.
Ai suoi capelli scuri, al modo in cui le sue dita si muovevano rapide sulla tastiera, alla curva del suo collo quando rideva.
Quel pensiero le mandò una scarica elettrica lungo la schiena, e si rese conto che la sua vagina era ormai fradicia.
Una novità assoluta.
Una strana, eccitante novità.

Senza pensarci troppo, le dita iniziarono a sbottonare la camicetta, una dopo l'altra, rivelando la pelle nuda.
Ogni bottone che si apriva era un passo verso una liberazione che ancora non capiva appieno.
Entrò in bagno, la luce soffusa delle piastrelle rifletteva sul suo corpo che lentamente si spogliava.
Il reggiseno le sfilò via dai seni pieni e pesanti, che si alzarono leggermente, i capezzoli che si indurirono subito al contatto con l'aria, diventando due piccoli, sensibili bottoncini rosa.
Poi le mutandine, lasciando esposta la sua vulva, i peli scuri che incorniciavano la sua intimità già gonfia e pulsante.
Si guardò allo specchio per un istante, quasi sorpresa di quella nudità così totale, così cruda.
I suoi occhi si abbassarono, fissando la sua vagina con una curiosità ardente, una curiosità che non aveva mai provato prima, non così intensamente.
C'era un calore che le si irradiava da lì, una fame che le sembrava nuova e antica allo stesso tempo.
Si sedette sul bordo della vasca fredda, le gambe leggermente divaricate, la schiena appoggiata alla parete, quasi come se si stesse offrendo.
L'immagine di Giulia le tornò prepotentemente in mente: il modo in cui le aveva stretto la mano per salutarla, il tocco rapido e caldo della sua pelle sulla sua.
Quel contatto le aveva lasciato una scia di fuoco che ora le risaliva fino al centro delle sue gambe.

Portò una mano sul suo ventre, le dita che scivolavano lentamente verso il basso, seguendo il percorso dei suoi peli pubici, morbidi e folti, una giungla invitante verso il suo tesoro nascosto.
Un gemito rauco le sfuggì dalle labbre quando le sue dita sfiorarono finalmente l'orlo della sua vulva.
Era così gonfia, così pulsante, il sangue che vi affluiva con forza, rendendola dolce e sensibile come mai prima.
Il clitoride, già in evidenza, un piccolo bottone di carne viva, le mandava scosse di piacere anche al più leggero contatto, promettendo un fottuto orgasmo vicinissimo.
Chiuse gli occhi, respirando a fatica, la gola secca, il corpo che fremeva come una foglia.
"Cazzo, come mi brucia qui... come mi vuoi..." sussurrò a se stessa, la voce un filo quasi impercettibile nel silenzio del bagno, ma potente nella sua intimità, piena di una voglia sconosciuta.
Il dito medio si posò direttamente sul clitoride, iniziando una pressione dolce ma ferma, una carezza decisa, ma che già le faceva impazzire.
Prima solo un leggero strusciare, poi un movimento più deciso, circolare, che le faceva gemere come una cagna in calore.
Il piacere esplose subito, un'onda calda che le risaliva lungo la spina dorsale, incendiandola da dentro, trasformandola in fuoco liquido.

La sua mano iniziò a muoversi veloce, le dita che lavoravano con precisione, un misto di carezze e pressioni, trovando esattamente il punto che le faceva impazzire, che le faceva vedere le stelle ad occhi chiusi.
"Oh... sì... così... proprio così, cazzo... Ancora, ancora!" ansimò, inarcando la schiena, spingendosi incontro alla sua stessa mano con foga crescente.
Il calore dentro di lei cresceva inesorabilmente, una fiamma selvaggia che divampava, consumandola tutta, fino all'anima.
Sentiva la sua intimità fradicia come una spugna, il liquido denso e caldo che gocciolava tra le sue dita, un liquido che era puro desiderio liquido, la prova della sua eccitazione selvaggia e incontrollabile.
Il suo respiro si fece più irregolare, ogni inspirazione un lamento profondo, ogni espirazione un sospiro di piacere crudo e animalesco.
Una seconda mano si unì alla prima, le dita che le aprivano delicatamente le grandi labbra, esponendo ancora di più la sua perla rosa e turgida, la fonte di tutto quel piacere insopportabile.
Le stimolazioni si fecero più intense, più veloci, la pressione che aumentava fino a diventare quasi un dolore piacevole, un confine tra piacere e agonia.
Si alzò leggermente con il bacino, spingendosi contro le sue stesse dita, implorando di più, cercando di raggiungere l'apice, di spaccarsi dal godimento, di morire di piacere.
"Voglio di più... voglio venire, cazzo... Voglio venire adesso! Porca puttana! Giulia, oh, Giulia!" la sua voce era ora un piagnucolio, un sussurro disperato, al limite delle lacrime di puro piacere.
Il suo corpo iniziò a tendersi in un lungo, intenso spasmo, ogni muscolo che si contraeva in attesa dell'esplosione finale, il grande scoppio.
Sentiva la pressione montare, un'energia inarrestabile che si accumulava nel suo basso ventre, minacciando di farla impazzire del tutto.
La sua mano si fece ancora più insistente, le dita che le martellavano il clitoride con un ritmo frenetico, selvaggio, portandola sull'orlo del baratro, pronta a lanciarsi giù senza esitazione.
La sua testa si muoveva da un lato all'altro sul cuscino virtuale del bordo vasca, i capelli sparsi come un'aureola di passione furiosa.
Un urlo rauco, liberatorio, le squarciò la gola mentre l'orgasmo la travolgeva con una forza brutale, senza precedenti.
Era un'onda gigantesca, uno tsunami di piacere, un terremoto di sensazioni che la scuoteva da cima a fondo, facendola fremere incontrollabilmente, tremare tutta come una foglia al vento.
Il suo corpo si contrasse violentemente, il bacino che si sollevava dal bordo della vasca, le gambe che si stringevano, mentre un fiume di piacere esplodeva tra le sue dita, allagandola completamente.
Le sue pareti vaginali pulsavano ancora e ancora, stringendosi in spasmi prolungati, succhiare gli ultimi residui di quel piacere inebriante e fottuto.
Rimase lì, tremante, il respiro ancora affannoso, le dita ancora posate su di sé, godendosi le ultime vibrazioni del piacere che la stava abbandonando lentamente, lasciando un'eco calda e appagante, una sensazione di completa soddisfazione.
Un'idea chiara, cristallina, si fece strada nella sua mente stordita dal piacere.
Non era solo un'eccitazione passeggera, non era un caso.
Era Giulia.
E il desiderio che provava, un desiderio così profondo e carnale, era rivolto a lei.
In quel momento, sdraiata lì, sola e soddisfatta, Sara capì.
Capì la sua attrazione verso le donne.
Capì che quella era la sua vera natura, un segreto bollente e meraviglioso che aveva appena scoperto.
Si sentiva svuotata, ma rinata, come dopo la più grande scopata della sua vita, ma questa volta, era stata tutta sua, e dedicata a un volto che aveva finalmente un nome femminile.