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Racconti erotici: sesso con la nuova collega dal Giappone

Racconti erotici: sesso con la nuova collega dal Giappone

L’ufficio era silenzioso, immerso nella luce morbida del tardo pomeriggio.

Matteo stava ancora alla scrivania, l’ultima mail appena inviata.

La maggior parte dei colleghi era già uscita.

Tranne lei.

Aiko, la nuova ragazza arrivata dal Giappone per uno scambio aziendale.

Era lì da due mesi, e da due mesi Matteo non faceva che immaginarsela nuda, sopra la scrivania, le cosce aperte, lo sguardo sottomesso.

Aiko era educata, sempre gentile, ma i suoi occhi dicevano altro.

C’era qualcosa di sporco sotto quella facciata di timidezza.

Lei si avvicinò con alcuni fogli in mano.

"Matteo, puoi controllarmi questo documento?"

La voce dolce, appena un sussurro.

Lui annuì, la invitò a sedersi accanto.

Sentiva il suo profumo, una miscela leggera e floreale, ma bastava per farlo indurire.

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Lei incrociò le gambe, la gonna corta si sollevò leggermente.

Lui sbagliò apposta a leggerle un passaggio.

"Oh, scusami... posso avvicinarmi di più?"

Aiko sorrise.

"Certo..."

Si chinò su di lui, la camicetta si aprì appena, mostrando il seno senza reggiseno.

Lui trattenne il fiato.

"Aiko... lo sai che sei bellissima, vero?"

Lei arrossì, ma non si spostò.

"Anche tu sei molto... maschio."

Le loro bocche erano ormai vicine.

"Hai mai... fatto qualcosa di sbagliato, in ufficio?"

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Lei abbassò lo sguardo, poi lo rialzò con uno sguardo provocante.

"Non ancora..."

Le mani di Matteo le accarezzarono le cosce lisce, risalendo piano.

Aiko sospirò, aprendo le gambe senza dire nulla.

"Non porti le mutandine?"

Lei sorrise.

"Solo quando sono una brava ragazza."

Lui infilò due dita tra le labbra umide, la sentì calda e bagnata.

"Che troia nascosta che sei."

Lei ansimò.

"Mi vuoi, vero? Anche se sei sposato?"

Matteo non rispose, le strappò la camicetta, i capezzoli duri spuntavano in fuori.

Li succhiò con fame, mentre la masturbava con la mano.

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Aiko gemeva, stringeva le cosce, si lasciava fare.

Lui la fece salire sul tavolo, la distese tra i documenti, le leccò la figa con fame, le dita che entravano in profondità.

"Mi sto innamorando della tua lingua..." sussurrò lei.

Lui si alzò, si sbottonò i pantaloni, il cazzo duro puntato su di lei.

"Lo vuoi dentro, puttanella?"

"Fammi tua... anche se non dovremmo."

La scopò con forza, le mani che stringevano le sue caviglie, il tavolo che scricchiolava sotto i colpi.

"Fammi venire dentro, voglio sentire il tuo sperma giapponese."

Lei urlava in giapponese frasi che lui non capiva, ma bastava il suono per eccitarlo.

"Più forte... fammelo godere tutto..."

Il ritmo era animalesco, le urla di piacere rimbombavano tra le pareti.

"Sto venendo..."

"Vieni dentro... vienimi tutta... fammi tua troia d’ufficio."

Lui esplose dentro di lei, il corpo scosso dai brividi.

Restarono lì, abbracciati, sudati, sopra la scrivania.

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"Domani lo rifacciamo?"

Lei sorrise.

"Solo se sei ancora infedele..."

E Matteo sapeva già che .

Lo sarebbe stato.

Ogni singolo giorno.

Ma quella volta, non finì lì.

Il giorno dopo, Aiko entrò con una gonna ancora più corta, senza nemmeno fingere timidezza.

"Ti sei comportato molto male ieri..." gli sussurrò all’orecchio.

"Ma oggi ti voglio più sporco."

Lo fece sedere sulla sedia.

Gli slacciò i pantaloni, lo prese in bocca con una lentezza devastante.

Le labbra calde, la lingua giocosa, lo sguardo feroce.

"Non vedi l’ora che tuo marito vada via di nuovo, eh puttanella?"

"Non ho un marito... ho solo voglia."

E mentre lo succhiava, si toccava da sopra la gonna, poi sotto.

Il dito era già bagnato.

Lui la fece alzare, le alzò la gonna, e la prese da dietro, forte, con le mani sui fianchi, sbattendola sul vetro della sala riunioni.

Lei urlava il suo nome, graffiava il vetro, il cazzo affondava umido tra le sue labbra gonfie.

Un'altra scopata proibita.

Un altro giorno da ricordare.