Appena entrò nello studio, Sara sentì quell’odore inconfondibile di aghi, pelle e inchiostro.
Una fragranza metallica, intima, quasi erotica.
Il tatuatore, Nico, l’aspettava già con le maniche rimboccate, gli avambracci pieni di tatuaggi, lo sguardo intenso che sembrava attraversarle la maglietta attillata.
"È il disegno definitivo?" chiese lei, sedendosi sulla poltrona.
"L’ho rifinito stamattina. Ti piacerà."
Le mostrò la bozza sul tablet.
Una composizione floreale che scendeva fino all’anca.
Proprio lì, dove lei aveva deciso di farselo.
"Togliti i pantaloni."
La frase era neutra.
Ma lo sguardo, no.
Sara si sfilò i jeans, rimanendo con il tanga nero.
Nico si inginocchiò per disegnare la traccia.
Le dita le sfioravano la pelle, la punta della penna le correva sull’inguine.
Lei tratteneva il respiro.
"Sei tesa?"
"No… sono eccitata."
Lui alzò lo sguardo, sorridendo.
"Lo immaginavo."
Il ronzio della macchinetta iniziò.
Sara sentì il primo tocco dell’ago sulla pelle, una scossa sottile, un misto di dolore e piacere.
Si mordeva il labbro inferiore, ogni tanto stringeva i pugni.
Nico lavorava concentrato, ma i suoi occhi continuavano a posarsi sulle sue cosce, sui capezzoli che spingevano attraverso la maglietta.
Dopo mezz’ora, la seduta si interruppe.
"L’inchiostro deve assestarsi. Ti va di venire a casa mia a bere qualcosa?"
Sara lo guardò.
"Mi hai letto nel pensiero."

Il suo appartamento era al piano di sopra, sopra lo studio.
Piccolo, pieno di quadri, foto di corpi nudi tatuati, luci basse, profumo di cuoio e maschio.
Appena chiuse la porta, lui la baciò.
Senza chiedere.
Solo lingua, pressione, desiderio.
Le mani sotto la maglietta, poi sul seno nudo, stringendolo come se fosse suo da sempre.
"Ce l’avevo duro tutto il tempo, mentre ti toccavo…"
"Anch’io sono bagnata da quando sei sceso col pennarello…"
Nico la sollevò e la poggiò sul bancone della cucina, strappandole il tanga con un gesto.
Le dita grosse affondarono nella figa bagnata, la stimolava con sicurezza, mentre la leccava sul collo.
"Fammi sentire come vieni… fammi sentire il tuo odore sulle mani…"

Lei gemette forte, le cosce che tremavano, il clitoride pulsante sotto le dita.
"Se mi fai venire adesso… voglio che poi mi scopi in piedi, contro il frigo."
"Lo farò. Ma prima voglio leccarti tutta."
La mise sul divano, le aprì le gambe, e iniziò a leccarla con fame, affondando la lingua tra le labbra, risalendo fino al clitoride, poi giù di nuovo.
Sara gemeva, si strusciava sul suo viso, si afferrava i seni e se li toccava, le dita sui capezzoli duri.
"Voglio venire in bocca tua… fammi venire ora…"
Lui la penetrò con due dita, poi con tre, le muoveva forte, le leccava il clitoride, succhiandolo con forza.
"Vengo! Sto venendo cazzo sì!"
Un orgasmo violento, le gambe che si chiudevano, il corpo che tremava.
Nico si alzò, si abbassò i pantaloni.
Il suo cazzo grosso e venoso uscì subito, duro, lucido, pulsante.
"Lo vuoi tutto, vero?"
"Voglio sentirmelo fino in gola, ma adesso scopami."
La fece girare, le spinse la faccia sul vetro del frigo, e la penetrò da dietro con un colpo profondo.

"Così… sì… sei stretta e caldissima… una troia perfetta…"
La scopava forte, colpi violenti, le mani sui fianchi, il rumore delle loro pelli bagnate che si fondevano.
"Prendimi tutta! Fammi venire mentre mi sfondi!"
Le tirava i capelli, le infilava due dita in bocca mentre la scopava, poi la spingeva contro il muro, e la prendeva ancora più profondo.
"Guardami… guardami negli occhi mentre ti sborro dentro."
Sara si girò, le cosce spalancate, lo fece entrare ancora, sotto di lui, mentre lo guardava con gli occhi lucidi.
"Vieni dentro di me… fammi sentire il tuo sperma caldo che mi riempie…"
E Nico venne con un urlo sommesso, il corpo che si contraeva, il cazzo che pulsava mentre la riempiva tutta.
Ma non si fermarono lì.
Dopo qualche minuto, Nico la prese di nuovo.

La fece inginocchiare sul divano, le scostò i capelli, e le leccò la schiena.
Poi la prese con lentezza, ma profondità, tenendole i fianchi e muovendosi dentro di lei con una calma devastante.
Ogni colpo era un misto di tenerezza animalesca.
"Lo senti quanto ti voglio?"
"Lo sento… ti sento ovunque…"
Vennero di nuovo, insieme.
Le gambe molli, il respiro pesante, i corpi bagnati uno contro l’altro.
"Domani continuiamo il tatuaggio?"
"Sì. Ma fammi godere prima."