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Racconti erotici: senza freni, Sara e Mirko fanno sesso per la prima volta

Racconti erotici: senza freni, Sara e Mirko fanno sesso per la prima volta

Quando Mirko é tornato dal suo viaggio di lavoro gli ho raccontato di quello che é successo con Gabriele la sera prima in auto.

Pensavo se la prendesse.

Siamo tutti e tre amici ma dopo tanto tempo, un mese fa abbiamo deciso di fare sesso a tre.

Ieri sera, quando lui non c'era però, ho fatto un pompino in macchina a Gabriele.

Eravamo entrambi eccitati e volevamo appartarci.

Come dicevo, pensavo se la prendesse, ma inaspettatamente ha fatto una faccia strana, come goduta, anche se ho avuto l'impressione che volesse "pareggiare" quel che c'è stato in sua assenza.

Eravamo a casa mia e stavamo parlando sul divano, quando mi fa notare che con lui non ho ancora mai avuto un rapporto in solitaria. Sorrido.

- "Sei geloso?"

- "No, che c'entra! È che avete fatto tutto alle mie spalle!"

- "Non siamo una coppia!"

Odia quando glielo faccio notare.

- "Non siamo una coppia, ma con lui sei stata da sola"

- "E quindi? Vuoi un pompino anche te?

- "No, adesso non voglio niente!"

- "Dai...."

- "Dai cosa?"

- "Giochiamo anche noi..."

Nel momento in cui glielo dico sposto una mano sulla sua gamba sinistra, in cerca di un contatto.

- "Cosa fai?" mi domanda.

- "Dai, lasciati andare..." rispondo.

Appoggio il bicchiere di vino sul tavolo e sbottono con la destra i suoi pantaloni, lui allarga leggermente le gambe in segno di resa. 

Sapevo che aveva voglia di farlo anche lui.

Mi sfilo la maglia, rimango in reggiseno e mi faccio la coda, per rimanere più comoda, in quel momento leggo nella sua faccia l'apprezzamento verso il mio modo di tenere i capelli.

Mi avvicino per baciarlo e mentre lo faccio la mia mano glielo tocco da sopra le mutande, sento che si sta ingrandendo sempre di più durante il nostro bacio, metto anche la lingua e diventa completamente duro

Lo guardo sorridendo e risponde nella stessa maniera.

Alzo la gonna, sposto le mutande senza toglierle, solo di lato, quel tanto che basta per farlo entrare, mi sputo sulla mano e mi lubrifico, poi salto sopra di lui, glielo prendo in mano e me lo metto dentro.

Non si aspettava che andassi così diretta al punto ma io sapevo che lui lo voleva, con una mano lo tengo da dietro al collo, li tocco i capelli, la faccio scivolare sulle sue spalle.

Lui mi afferra dai fianchi ed è un fuoco, lo sento gemere sempre più forte e mi porta di forza contro di lui, mi sbottono il reggiseno e lo lancio all’indietro e nel farlo non faccio in tempo a girarmi verso lui che ha già il mio seno destro in bocca.

Mentre me lo mette dentro mi tiene con la sinistra dalla schiena, poi scende sempre di più e mi da un paio di pacche sul culo.

Adesso sono davvero bagnata e ogni volta che entra sento quanto scivola bene dentro.

Abbiamo i respiri affannati, tolgo la sua maglia e la lancio per terra, poi mi tengo dal suo petto.

- “Scopami forte…”

- “Cosa?”

- “Ti prego, scopami forte”

Alla mia richiesta inizia a penetrarmi molto più velocemente e nella posizione in cui siamo lo sento dentro come un bastone.

Inizio a ciondolare anch’io sempre più veloce, avanti e indietro, li porto i capezzoli alla bocca e glieli faccio succhiare, mi eccita da morire.

Inizia leccandomi intorno, poi infila un seno alla volta per intero in bocca.

Di colpo mi alzo, ho voglia di farlo da dietro, faccio segno a lui di rimanere seduto nella stessa posizione e mi giro solo io, nel momento in cui mi piego, a gambe larghe sul suo cazzo, sento un’altra pacca sul culo.

- "Sei un porco"

- "Sei tu a rendermi così..."

Lo sento stringermi forte il culo con entrambi le mani e mi porta sempre più verso di lui.

Mentre lo cavalco lo tocco dai testicoli e lo sento godere, vado io su e giù e conduco il gioco mentre lo sento mio, lo sento succube.

Da sempre amo dominare, adoro sapere che uomo sia sotto il mio dominio e soprattutto che sia vittima della mia bravura nel far godere, preferisco muovermi io e far stare fermo lui, così da essere padrona della situazione.

Mi afferra dai seni e mi tiene da li, poi mi stimola i capezzoli con le dita mentre sento che mi bacia dietro al collo.

- “Non ce la faccio più” mi dice facendomi intendere che deve venire.

- “Vienimi dentro” li dico, non tanto perché lo voglia, ma per farlo eccitare ancora di più.

- “Cosa...?”.

- “Vienimi dentro, ho detto”.

- “Guarda che lo faccio…” mi risponde sorridendo.

- “Fallo”.

Lo sento gemere, cacciare il suo membro e venirmi sulla schiena.
Inizio a toccarmi il clitoride con il dito, mentre lo guardo in quella posizione ormai inerme, con il pisello tendente a sinistra che mano mano inizia a perdere l’erezione, e nel frattempo mi tocco sempre più velocemente.

- “Mettimi una mano sul collo” dico a Mirko.

Quella forma di possessione mi fa impazzire.

Perchè è vero che amo dominare, ma anche essere dominata non mi dispiace.

Lui obbedisce e mi stringe il giusto per farmi respirare ma per farmi sentire posseduta.

- “Leccamela, ti prego….”.

Alla mia richiesta, Mirko non si fa pregare.

Scende in ginocchio e mette la testa tra le mie gambe, sento il suo respiro sulla vagina e mi contraggo, poi mi passa la lingua sul clitoride, appoggio la testa sul divano e mi lascio completamente andare, mentre con la mano li tengo la testa spinta verso l’interno, inizio a contrarmi facendo scivolare la vagina a ritmo della sua lingua.
Poi urlo.
Sono venuta.
Lo guardo mentre ho il volto un pò sconvolto e i capelli tutti arruffati.

- “Sei stato bravo” confesso.

- “Mai quanto te…” mi risponde.

Mentre ci rivestiamo guardo il suo cazzo ormai moscio rientrare nelle mutande come un guerriero che torna in patria, chiedendomi se questa sarà solo una delle tante volte che faremo queste sveltine.

Durante il tragitto di ritorno, Mirko mi manda un messaggio.

- "C'è l'ho di nuovo duro..."

 Sorrido, chiedendo perchè.

- "Ho ripensato alla serata..."

Mentre me lo dice ci ripenso anch'io.

Ci ripenso così tanto che nel farlo, la mano mi scivola sotto le mutande come se una forza più grande mi comandasse.

Nemmeno me ne accorgo e mi sto toccando di nuovo, nemmeno mezz'ora dopo.

 

 

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