Il profumo di whisky e dopobarba riempiva l'aria del salotto, denso e quasi soffocante, mescolandosi al debole odore di legna bruciata dal camino spento, un sentore antico e proibito.
Erano le due di notte passate, e il suo cuore le batteva così forte, con una violenza inaudita, che pensava potesse esploderle nel petto da un momento all'altro.
Davide, il migliore amico di suo marito Luca, era lì, seduto sul divano di fronte a lei, e l'atmosfera tra loro era così pesante, così incandescente, che quasi non riusciva a respirare, ogni inspirazione un peso sul suo petto.
Luca era via per un weekend di pesca con altri amici, una scusa perfetta che l'aveva lasciata sola con il suo diavolo tentatore, il suo peccato annunciato.
Da mesi, gli sguardi tra Elena e Davide erano diventati qualcosa di più che semplice amicizia.
Quei sorrisi complici, quei tocchi "accidentali" che duravano un secondo di troppo le facevano venire la pelle d'oca, una voglia matta che le bruciava dentro come un fuoco inestinguibile.
Ma stasera, complice qualche bicchiere di troppo di quel maledetto whisky e il silenzio complice della casa che urlava di desiderio, il gioco era finito.
Era ora di giocare sul serio.
"Non dovremmo, lo sai," sussurrò Elena, la sua voce un filo appena percettibile, quasi un lamento, mentre Davide la fissava con i suoi occhi neri e profondi, un fuoco infernale che le incendiava l'anima, promettendole tutto e niente.
"Lo vuoi quanto me, e lo sai anche tu, piccola," la voce di Davide era un ringhio rauco, basso e profondo, che le fece vibrare ogni fibra del corpo, dal profondo della sua intimità fino alla punta dei capelli.
Si alzò lento dal divano, ogni movimento un predatore che si avvicina alla preda, calmo ma inarrestabile.
Elena non rispose, ma i suoi occhi supplicavano il prossimo passo, un'azione, qualcosa che rompesse quella tensione sopportabile.
Davide le si avvicinò, le mani grandi e forti che le afferrarono i fianchi con una presa possessiva, quasi brutale, tirandola in piedi e stringendola contro di sé.
Il suo corpo duro, muscoloso, premette con forza contro il suo, e sentì subito la sua erezione gigantesca, rocciosa, pulsare prepotentemente contro la sua intimità, già fradicia, inzuppata e tremante.
Un gemito roco, gutturale, le sfuggì dalle labbra, quasi a tradirla.
"Lo so che mi vuoi. Lo vedo nei tuoi occhi, mia piccola porca. E quel tuo corpo, mi urla che mi vuole," mormorò lui, le sue labbra che le cercavano avidamente il collo, baciandolo con foga, poi la bocca in un bacio selvaggio, famelico, disperato, che sapeva di carne e peccato.
Le lingue si intrecciavano con foga inaudita, quasi a volersi ingoiare a vicenda, assaporando ogni centimetro.
Le mani di Davide le salirono sulla schiena, stringendola forte, affondando le dita nella stoffa sottile del suo vestito estivo, quasi a volerla strappare.
Elena si aggrappò a lui, le unghie che gli graffiavano la nuca e le spalle, sentendo i muscoli tesi e vibranti sotto la sua pelle calda. Il suo corpo rispondeva al suo con una fame primordiale.
"Portami via da qui, Davide... portami nel letto, ti prego," ansimò Elena, la voce spezzata, quasi un pianto di desiderio, mentre Davide la sollevava senza sforzo, le gambe che si avvolgevano istintivamente intorno alla sua vita, stringendolo a sé come un tesoro.
La portò verso la camera da letto matrimoniale, la stessa che condivideva con Luca.
Il pensiero le diede un brivido di eccitazione proibita, un'adrenalina sporca che le percorse il corpo.
La depose sul letto con una delicatezza inaspettata, spingendola sui morbidi cuscini.
Davide si tolse la maglietta con un movimento brusco, poi i jeans e i boxer in un colpo solo, rivelando un fisico scolpito, un ventre piatto e un cazzo duro e imponente, una vera mazza di carne, che le fece mancare il fiato e le fece salire un calore incredibile.
"Guarda cosa mi fai, stronza," mormorò lui, la voce roca di desiderio, mentre il suo cazzo turgido, pulsava leggermente, invitandola, quasi a dirle: "Vieni a prendermi."
Le labbra di Davide scesero sul suo seno, succhiando un capezzolo con una delicatezza che contrastava in modo così perverso con la sua erezione minacciosa e imponente.
Le mani le sfilavano il vestito in un gesto rapido, poi le mutandine, lasciandola completamente esposta e vulnerabile, la sua fica offerta al suo sguardo.
La sua intimità era già inzuppata, bagnata fradicia, pulsante con una vita propria.
"Cristo, sei così bagnata, cagna... così fottutamente pronta," sussurrò lui, le dita che le sfioravano la fica, facendola gemere e contorcersi dal piacere anticipato.
Il dito medio di Davide si posò direttamente sul clitoride, iniziando una pressione decisa, circolare, che le fece sobbalzare il bacino.
Elena inarcò la schiena, un grido strozzato che le morì in gola, mentre il piacere esplose subito, un'onda calda che le risaliva lungo la spina dorsale, incendiandola da dentro, trasformandola in fuoco liquido.
"Sei pronta a prenderlo tutto? A sentirlo fino in fondo?" la sua voce era un ringhio gutturale, un ordine che lei desiderava obbedire.
Elena non rispose, ma le sue gambe si aprirono ulteriormente, invitandolo, implorandolo con tutto il suo corpo.
Davide si posizionò tra le sue cosce, la punta del suo cazzo duro e bollente che sfiorava la sua entrata, giocando con lei per un istante che sembrava eterno, un'agonia di piacere.
Un respiro profondo e tremante, un momento di tensione insostenibile, poi si spinse in lei con un unico, violento movimento, riempiendola in un istante, occupando ogni spazio dentro di lei.
Un gemito di puro piacere, quasi un urlo liberatorio, le sfuggì dalle labbra mentre lui la riempiva completamente, fino in fondo, sentendolo toccare il suo utero.
Era grande, caldo, e si sentiva fottutamente bene, una sensazione che le scuoteva l'anima fin dalle radici.
Le sue pareti si strinsero intorno a lui, accogliendolo in una morsa bollente e stretta, che lo spremette.
"Oh, cazzo, Davide... oh, cazzo, non smettere," ansimò Elena, stringendolo a sé, le unghie che si conficcavano nella sua schiena, lasciando segni rossi.
Davide iniziò a muoversi, prima lentamente, assaporando ogni spinta, ogni centimetro di lei, poi con un ritmo sempre più incalzante, più profondo, più selvaggio, un vero animale scatenato.
Ogni spinta era un'ondata di piacere che la travolgeva, facendola ansimare e gemere senza controllo, senza dignità.
"Sì! Fottimi forte! Più forte, cazzo! Dentro, dentro! Sfondami!" urlò Elena, la testa che si muoveva freneticamente sul cuscino, i capelli che si appiccicavano al sudore.
Davide le baciò il collo, il sudore che gli imperlava la fronte e scendeva sulla sua pelle.
"Sei così stretta... così bagnata per me, mi fai impazzire," mormorava, la voce spezzata dall'eccitazione che lo stava consumando.
Le sue spinte si fecero più veloci, più potenti, un ritmo furioso che la portava sull'orlo del baratro, spingendola oltre ogni limite di piacere, oltre la ragione.
Sentì il suo corpo tendersi in un lungo, intenso spasmo, ogni muscolo che si contraeva in attesa dell'esplosione finale, il grande scoppio. Un urlo rauco, liberatorio, le squarciò la gola mentre l'orgasmo la travolgeva con una forza brutale, senza precedenti.
Era un'onda gigantesca, uno tsunami di piacere, un terremoto di sensazioni che la scuoteva da cima a fondo, facendola fremere incontrollabilmente, tremare tutta come una foglia al vento.
Il suo corpo si contrasse violentemente, il bacino che si sollevava dal letto, le gambe che si stringevano intorno alla sua vita, tirandolo ancora più in profondità, mentre un fiume di piacere esplodeva tra le sue gambe, allagandola completamente.
Le sue pareti vaginali pulsavano ancora e ancora, stringendosi in spasmi prolungati, succhiare gli ultimi residui di quel piacere inebriante e fottuto.
Davide la seguì un istante dopo, gemendo il suo nome come una preghiera profana mentre si riversava in lei con un'esplosione selvaggia, un getto caldo e potente che la riempì completamente, esausto ma incredibilmente soddisfatto, il respiro un fischio.
Rimasero così per un lungo momento, i loro corpi ancora uniti, pesanti e sudati, i respiri affannosi che si mescolavano nell'aria notturna, ora carica di odori di sesso.
Il silenzio della stanza era ora riempito solo dal suono dei loro cuori che battevano all'unisono, l'eco di un desiderio finalmente soddisfatto e di un segreto che avrebbe per sempre legato Elena al migliore amico di suo marito.
Un segreto sporco e inconfessabile, marchiato nel profondo delle loro anime, un punto di non ritorno.